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Vivere la Psicologia

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Affrontare la morte di qualcuno a noi caro è un compito umano molto difficile indipendentemente dall’età. La morte di un caro segna infatti un’assenza definitiva della presenza fisica di una persona importante che si può tradurre in chi rimane in un vuoto emotivo o al contrario, in un’invasione di pensieri intrusivi, o ancora in un alternarsi di questi due stati.

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E se questa non fosse la tua vita reale? Ognuno di noi conduce la propria vita non per ciò che è ma per ciò che la crede essere. Allo stesso modo ci relazioniamo con gli altri e con le situazioni non per ciò che sono ma per l’idea che abbiamo di loro.

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Hai presente il gioco “m’ama, non m’ama?”. E se il problema fosse invece “l’amo o non l’amo?”. Probabilmente sarebbe difficile lasciare decidere a una margherita. Nello scorso articolo abbiamo visto come la crisi nella coppia sia un evento inevitabile e fisiologico, una volta superata la prima fase dell’idealizzazione.

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Ti è mai capitato di chiederti perché qualcosa che prima funzionava nella tua coppia ora non funziona più? Non scoraggiarti, potrebbe essere l’occasione per far evolvere la vostra relazione. È una domanda che prima o poi tutti si pongono durante una relazione poiché la coppia, proprio come un essere vivente è soggetta a precisi passaggi evolutivi che richiedono la messa in discussione di equilibri consolidati nelle fasi precedenti. Nella maggior parte dei casi le fasi di cambiamento nella coppia vengono vissute dai partner come momenti di crisi che, di volta in volta, a seconda di come vengono affrontati, possono portare a un consolidamento della coppia, a uno stallo oppure ad una rottura.

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Ti sei mai chiesto se sei veramente felice o hai solo trovato la tua comfort zone? A volte capita di sentirsi bloccati in situazioni spiacevoli da cui è difficile prendere le distanze. Mi riferisco ad esempi come continuare a portare avanti una relazione che non ci fa stare più bene piuttosto che continuare a fare un lavoro che non ci soddisfa.

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Fin dai tempi antichi si narra dell’incompletezza dell’essere umano. L’idea che da soli non ci bastiamo è intrisa nella nostra società e può portare a pensare che il senso della nostra esistenza dipenda dagli altri e dal loro consenso.

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Capita a tutti di avere dei momenti in cui l’ansia sembra prendere il sopravvento: i cinque sensi si iperattivano, la nostra digestione rallenta dando luogo alla sensazione percepita come “blocco allo stomaco”, facciamo difficoltà a stare fermi o, al contrario, se l’ansia è troppo forte, ci sentiamo immobilizzati, la nostra mente inizia a tartassarci di domande e avvertimenti.


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Nello scorso articolo ti ho parlato dell’effetto Rashomon e delle ripercussioni che può avere sul benessere psicologico della persona. Abbiamo visto non solo che è possibile avere punti di vista completamente differenti (e tuttavia ugualmente validi) in merito allo stesso oggetto ma soprattutto quanto il nostro modo di vedere (e soprattutto di pensare) le cose sia determinante per il nostro benessere.

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“Non capisco se ho ragione io o ha ragione lui?” “E’ palese che le cose stanno così! Se dice diversamente significa che mente!”Sarà capitato anche a te di trovarti a discutere in merito al medesimo oggetto o esperienza e avere diverse opinioni rispetto al tuo interlocutore e tuttavia essere entrambi ugualmente convinti della propria versione dei fatti.



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Ti è capitato di pensare o di dire di fronte a un problema: “Sto già facendo qualcosa visto che ci sto pensando..?” o di riflettere tanto sulle opzioni per rendere la tua vita soddisfacente e tuttavia trovarti sempre allo stesso punto?

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Soffri di attacchi di panico e stai evitando situazioni esterne per paura che possano scatenarsene altri? Se stai vivendo questa situazione ho una cattiva notizia: stai sprecando invano le tue preziose energie e in questo articolo ti spiegherò il perché.


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Pensare ci può far sentire tanto liberi quanto in trappola, anche a distanza di pochi secondi. Sarà capitato anche a te di cercare di smettere di pensare a qualcosa. La brutta notizia è che è impossibile riuscire a smettere di pensare; quella buona è che, invece di perdere energie inutili in questo intento, è possibile decidere dove dirigere il nostro pensiero e, attraverso esso, la nostra vita. Se vuoi imparare a pensare in modo funzionale, vai direttamente al prossimo paragrafo; se invece sei ancora convinto di continuare con la tecnica della “cancellazione del pensiero” o quella della “distrazione”, ti invito a fare un esperimento insieme: prova a pensare a tutto ciò che vuoi, ma non pensare a una torta appena sfornata al cioccolato. Se non ci sei riuscito, prova ad impegnarti di più. Cosa accade nella tua mente? Proprio così: per non pensare ad una cosa devi necessariamente pensarla e questo accade con tutti i tipi di pensiero, anche con le preoccupazioni che, a forza di pensare ad arginarle, diventano più grandi.



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Benvenuto/a nella mia nuova Rubrica! Sono Ludovica Ballone e sono una psicologa clinica specializzanda in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale ed esperta in Mindfulness.