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Un’altra storia

3' di lettura 09/12/2022 - Organizzata da “Cittadinanza Consapevole”, con il patrocinio dell’Unitre di Osimo, la conferenza “I Rothscild in Italia” ha letteralmente riempito l’aula Santa Rosa di Piazza Sant’Agostino 2. Il polo d’attrazione sono stati, la presenza del relatore, Pietro Ratto, presentato da Fabrizio Bartoli, come scrittore, saggista, storico, insegnante, musicista e il tema trattato, quello di una delle famiglie imprenditoriali che ha avuto più successo nella storia. “Tutto è nato da una domanda di un mio alunno di liceo- così ha esordito il professore-una domanda che mi ha aperto gli occhi sulla veridicità della storia e mi ha invogliato a lasciare l’insegnamento e a dedicarmi alla ricerca della verità”.

La prima motivazione che si è posto Ratto, è stata come fosse possibile insegnare e studiare la Storia, senza considerare l’enorme peso che la sete di profitto dei grandi istituti bancari, come quella dei Rothschild, ha sempre esercitato sul corso degli eventi. La fortuna di questa dinastia di origine ebrea, il cui cognome iniziale era Bauer, cominciò da quando Mayer Amschel, figlio di un rigattiere di Francoforte venne assunto come apprendista e cassiere presso la banca di Hannover, suggerendo investimenti persino al capo di stato La sua strategia, divenuto adulto, fu quella di inviare i suoi cinque figli maschi i vari paesi d’Europa, Spagna, Francia, Italia e Inghilterra, mentre le sue cinque figlie femmine vennero utilizzate in alleanze matrimoniali con altrettanti banchieri in modo da estendere il loro potere economico in tutta Europa. Quando poi, Hitler proclamò le persecuzioni razziali i Rothscild successori, si rifugiarono negli Stai Uniti, dove anche oggi hanno la loro sede e il loro maggior potere. Le guerre costano e i Rothscild intuirono che prestare denaro ai responsabili, fossero re, principi o ministri, avrebbe avuto sempre tornaconto, chiedendo come garanzia, la gestione finanziaria del paese. Se i debiti non fossero stati saldati, ci sarebbe stata la rivalsa sui beni dello stato. Questa fu la sorte di Ferdinando di Borbone, re delle due Sicilie che avendo chiesto un prestito di 16 milioni ai Rothschild per saldare il debito con l’Austria che l’aveva aiutato per sedare i rivoltosi di Napoli e il mantenimento delle truppe austriache inviate nella città, fu costretto a chiederne un altro di 23/ 24 milioni che fu poi sanato con il patrimonio dello stato. L’ingerenza di questa famiglia fu importante anche nelle guerre napoleoniche, risolutiva nella battaglia di Waterloo, dopo il 1849 anche il Piemonte, entrato in crisi, chiese un prestito ai Rothschild, causando una diatriba tra il ministro delle Finanze Costantino Nigra e Cavour che invece voleva sostenere i banchieri italiani.

I Rothschild però non finanziarono soltanto le guerre con l’invio di denaro e con l’affitto di truppe mercenarie, ma si arricchirono anche con l’acquisto di titoli di stato da rivendere poi a prezzo superiore, con l’appoggio finanziario ai vincitori e ai vinti, con il finanziamento delle ferrovie in Italia e in Europa, e dell’industria navale ma furono anche mecenati, investendo in opere d’arte e nell’editoria. Le informazioni che Pietro Ratto riporta nei suoi libri, sono il frutto di ricerche minuziose e i fatti riferiti sono tutti documentati.






Questo è un articolo pubblicato il 09-12-2022 alle 14:35 sul giornale del 10 dicembre 2022 - 314 letture

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