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Come prevenire e rallentare il decadimento cognitivo

3' di lettura 16/11/2021 - Interessante l’incontro che il Club Lions di Osimo ha organizzato in presenza l’11 novembre nella sua sede.

Due i relatori di prestigio: il Dr Osvaldo Scarpino, Neurologo Primario di Medicina dell’IRCA e il Dr Marco Montesi di Medicina generale e Geriatra; molto accattivante il tema scelto “Il Decadimento Cognitivo, come prevenirlo e rallentarlo” .Dopo il saluto di benvenuto del Presidente del Club Paolo Campanelli, ha preso la parola il Dr.Scarpino che con abilità oratoria e competenza ha subito catturato l’attenzione dei soci intervenuti. “ Il tempo passa velocemente-così ha esordito il relatore-il leggero ma continuo decadimento delle funzioni cognitive è un fenomeno fisiologico che deve essere ben distinto dalle malattie vere e proprie( demenza senile o morbo di alzhaimer)”.

Questo invecchiamento riguarda la memoria, i tempi di reazione e non necessariamente intacca le facoltà creative e di relazione. Quando il deterioramento cognitivo diventa patologico si ha una malattia , la demenza senile, che colpisce il cervello e che comporta un peggioramento delle facoltà mentali, affettive ed emotive, influisce sul comportamento del soggetto causandogli aggressività e agitazione. Il relatore ha poi continuato asserendo che non esiste alcun esame per determinare la demenza poiché il cervello ha molte regioni distinte che possono venir danneggiate però i problemi del pensiero e della memoria possono migliorare quando sono causati dalla depressione, dall’uso di alcool,dai disturbi alla tiroide e da carenze vitaminiche. Purtroppo è difficile diagnosticare l’esatto tipo di demenza poiché i mutamenti celebrali si possono sovrapporre, allora è necessario rivolgersi ad uno specialista: un neurologo o un geronto-psicologo.

Dieci sono i campanelli d’allarme che denunciano l’alzahimer ne bastono quattro per avere la necessità di rivolgersi al medico di base. I sintomi vanno dal vuoto di memoria alla confusione mentale, dalla difficoltà di linguaggio, alla perdita dell’orientamento, dalla difficoltà di conteggiare i soldi, alla incapacità di vestirsi e tanti altri. Molto importante è il riconoscimento rapido di questi sintomi da parte del soggetto o dei parenti. A questo punto è subentrato il Dr Mirco Montesi che in base alla sua esperienza di medico di base ha esposto i problemi che nascono nella famiglia quando si presenta il rischio di alzhaimer. E’ difficile far accettare ai parenti quella verità ed è ancora più arduo negare talvolta la richiesta di un certificato che attesti l’incapacità di intendere e di volere ,vera o desiderata, del familiare ammalato. I fattori di rischio per la demenza come l’età e le ereditarietà genetiche non si cambiano, tuttavia i ricercatori hanno individuato alcune aree per una prevenzione: fattori cardiovascolari, idoneità fisica e dieta. Nel caso dell’alzhaimer non vi è cura o trattamento che rallenti o arresti la progressione, tuttavia le terapie farmacologiche possono migliorare temporaneamente i sintomi. Il Dr Montesi ha terminato la sua relazione con una nota di speranza auspicando un finanziamento maggiore per la ricerca e un funzionamento responsabile degli studi clinici.








Questo è un articolo pubblicato il 16-11-2021 alle 21:09 sul giornale del 17 novembre 2021 - 596 letture

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