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"San Ciriaco, una luce di speranza": il messaggio dell'arcivescovo Spina

7' di lettura 28/04/2021 - Cari fratelli e sorelle, la festa di San Ciriaco, nostro patrono, quest’anno, come lo scorso anno, è segnata dal drammatico impatto dell’epidemia, con l’aggiunta della variante del virus.

Sperimentiamo da un lato: angoscia, paura, smarrimento. Dall’altro lato: generosità, speranza, fiducia. Oggi possiamo scorgere un barlume di luce alla fine del tunnel grazie alle possibilità offerte dai vaccini che consentiranno di superare la situazione attuale. La crisi economica, conseguente alla crisi sanitaria, ha messo in ginocchio molte famiglie, attività di imprenditori, con una povertà che avanza, come ci testimoniano le Caritas parrocchiali e quella diocesana. La pandemia sta incidendo pesantemente sui contesti educativi delle nuove generazioni. Accanto agli anziani sono soprattutto i più giovani a vedere modificata nel profondo la loro vita quotidiana: le attività scolastiche sono condizionate dalle restrizioni; le possibilità di attività sportive ed extrascolastiche sono ridotte al minimo; le stesse attività pastorali nelle nostre parrocchie ne stanno risentendo in modo significativo, con la catechesi e gli oratori.

In una situazione oggettivamente inedita e complicata, ci è chiesto di continuare a coltivare un rapporto educativo capace di relazione, prossimità, ascolto, attenzione, supporto, fiducia. È un atto di responsabilità nei confronti delle nuove generazioni; è un atto cruciale di speranza. In questo tempo così carico di smarrimento e di paura, i santi, amici di Dio e nostri intercessori, fanno luce al nostro cammino perché non venga messauna pietra sopra la speranza. San Ciriaco, patrono della città di Ancona e dell’intera Arcidiocesi di Ancona-Osimo, ci è vicino proprio nel momento della prova. Gli eroi sono tali per le loro imprese, i santi invece, sono tali, perché hanno permesso a Dio di operare cose grandi nella loro vita.

1600 anni fa alla nostra città veniva donato il corpo di San Ciriaco martire, da Galla Placidia, figlia dell’imperatore Teodosio, da Gerusalemme giungeva nella nostra città, porta d’Oriente e via della pace. La sua presenza è stata sempre come un faro di luce nei momenti bui, a cui la città si è rivolta e ha trovato conforto e forza per il cammino. Appartenere a una determinata Diocesi comporta il dono e al tempo stesso l’impegno di “assomigliare”, in qualche modo, ai Santi che ne hanno marcato dall’interno la storia. Dai fedeli di Ancona-Osimo e dai loro pastori, è dunque legittimo attendersi che presentino nel loro stile di vita qualche tratto della fisionomia spirituale e pastorale del santo Patrono.

Rivisitando la vita di San Ciriaco, sappiamo che era un ebreo di nome Giuda e che custodiva gelosamente il segreto di dove era nascosta la croce di Cristo. Elena, la madre dell’imperatore Costantino, fece pressione su di lui che ne rivelò il luogo, ci fu “l’invenzio crucis”, il ritrovamento della croce. Cosa sia successo nell’animo dell’ebreo Giuda non è dato di sapere, certo è che si convertì al cristianesimo. Chiese il battesimo. La croce per lui non era più uno scandalo, il segno del supplizio, ma il segno dell’amore, della salvezza. Venendo battezzato cambiò il nome da Giuda in Ciriaco, in “Kuriakòs” (dal greco Kurios, che significa del Signore). La croce per Ciriaco, dopo il ritrovamento, diventa segno di salvezza, perché parla di una morte che dà vita, che genera vita, perché parla di amore, perché è l’amore di Dio incarnato; l’Amore non muore, anzi,sconfigge il male e la morte. Vedendo la Croce di Cristo con occhi nuovi, Ciriaco avrà fatto esperienza di cosa significa la grazia che trasforma, l’essere amati senza merito, pur essendo peccatori. In mezzo alla tempesta che stiamo attraversando a causa del coronavirus, la croce di Cristo risveglia la nostra fede, la nostra speranza. Abbiamo un’ancora: nella sua croce siamo stati salvati. Abbiamo un timone: nella sua croce siamo stati riscattati. Abbiamo una speranza: nella sua croce siamo stati risanati e abbracciati affinché niente e nessuno ci separi dal suo amore redentore.

Cristo crocifisso e morto per i nostri peccati è risorto e vive accanto a noi. La Croce è per noi necessaria ed essenziale. Lo è anche per chi non è credente, perché su quella croce muore un giusto che non fa violenza, che non odia, che non ha risentimento ma che perdona, dona pace e parole di conforto a chi sta morendo accanto a lui. Un mondo senza croce sarebbe un mondo senza speranza. Solo la croce pone fine a ogni vendetta, a ogni odio, a ogni violenza. Nella croce risplende la bellezza dell’amore e dell’amare. Éuna cattedra da cui tutti dobbiamo prendere insegnamento, ancor più in questo momento difficile della storia di tutta l’umanità. Dalla croce Gesù abbraccia le nostre imperfezioni, trasforma le nostre fragilità. Noi non dobbiamo scoraggiarci quando vediamo i nostri limiti, i nostri peccati, le nostre debolezze: Dio è lì vicino, Gesù è in croce per guarirci. Questo è l’amore di Dio. Guardare il crocifisso e dire dentro di noi: “Dio mi ama”. Non dimentichiamo mai questo: «Dio è più grande delle nostre debolezze, delle nostreinfedeltà, dei nostri peccati». Lasciamoci prendere dal Signore per mano, guardiamo il crocifisso e andiamo avanti perché Gesù trasforma il dolore in amore, l’odio in perdono, la vendetta in misericordia, mostrando una meta alta. É lui l’amante della vita che vuole che tutte le vite siano salve e dona tutto se stesso in sacrificio per noi.

Certamente l’utilizzo del vaccino, atteso come una specie di “messia chimico” ci aiuterà a vivere più in salute e più serenamente, ma non esaurirà le risposte alle nostre domande profonde sul senso della vita e della morte, del dolore, dell’amore, della fede. Ci ha ricordato Papa Francesco nella Enciclica Fratelli tutti: «Il “si salvi chi può” si tradurrà rapidamente nel “tutti contro tutti”, e questo sarà peggio di una pandemia. Mentre occorre ricordare che “siamo tutti sulla stessa barca”, “siamo tutti fratelli”». «Cerchiamo gli altri e facciamoci carico della realtà che ci spetta, senza temere il dolore o l’impotenza, perché lì c’è tutto il bene che Dio ha seminato nel cuore dell’essere umano» (FT, 78). Énecessario che dove si costruiscono contrapposizioni violente, dove si diffonde la corruzione, l’individualismo più accentuato,s appiamo mettere semi nuovi di bene, di umanità. Non buttiamo via il tesoro prezioso della nostra umanità. Una città che s’illude di “vendersi”come luogo di consumo totale, contenitore indifferenziato di pulsioni individualistiche, non ha nulla da dire né alle formazioni sociali più intense e generative, come la famiglia, né alle grandi battaglie per i diritti di cittadinanza, per la pace, la giustizia sociale, la salute globale.

Nel nostro tempo, un importante stimoloci viene offerto dall’Anno della Famiglia, voluto da Papa Francesco per riflettere sulla esortazione apostolica Amoris Laetitia, aperto il 19 marzo, solennità di san Giuseppe. Un Anno speciale per crescere nell’amore familiare e riportare la famiglia al centro dell’attenzione della Chiesa e della società. D’altronde, «il bene della famiglia è decisivo per il futuro del mondo e della Chiesa» (AL 31). Lo stiamo sperimentando, in modo emblematico, nelle sofferenze generate dalla pandemia. Quante comunità domestiche, intessute di amore sincero e generoso, continuano a essere fonte di gioia pur nelle prove e nelle difficoltà!

Sono la bellezza e la gratuità dell’amore che riescono ad abbattere le barriere e a liberare il cuore oltre gli ostacoli del momento presente.In questa solennità del nostro santo Patrono, giunga a tutte le persone che hanno responsabilità civili, sociali, amministrative la nostra gratitudine e il sostegno della comunità cristiana, accompagnato dalla preghiera per il bene comune che promuovono ogni giorno, affinché prevalgano –pur nel rispetto dei differenti ruoli e posizioni –una unità di intenti e una costante ricerca delle risposte più appropriate per far fronte alle necessità dei cittadini e delle famiglie, a partire dalle persone più fragili e più povere. Affidiamo a San Ciriaco la protezione della nostra Arcidiocesi, della nostra città, affinché ci liberi da ogni male indicandoci la via del cielo, per vivere come fratelli e sorelle su questa casa comune, la nostra madre terra. Amen.






Questo è un comunicato stampa pubblicato il 28-04-2021 alle 17:09 sul giornale del 29 aprile 2021 - 218 letture

In questo articolo si parla di attualità, Arcidiocesi Ancona Osimo, comunicato stampa

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