Una Minoranza Creativa: alla scoperta della Sindone (38), "La crocifissione romana"

Dopo che il magistrato proclamava la sentenza di morte, il condannato veniva flagellato, per poi essere caricato del patibulum e raggiungere il luogo del supplizio, nel quale veniva fissato allo stipes fino alla fine della sua vita.
La crocifissione romana generalmente condannava il suppliziato a rimanere in croce anche per giorni, fino a quando, esposto agli agenti atmosferici, o divorato dalle belve, o a cagione di complicanze fisiche, esalava l’ultimo respiro.
Colui che moriva in croce, di solito poteva essere sepolto, tranne i casi in cui il suo delitto era stato estremamente efferato e degno della più aspra severità da parte della autorità.
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Questo è un articolo pubblicato il 05-08-2020 alle 16:37 sul giornale del 06 agosto 2020 - 217 letture
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