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La Parola: "BEATI, RALLEGRATEVI, ESULTATE"

4' di lettura 16/02/2019 - Buona domenica. La lettura di questa settimana ci propone un passo tratto dal vangelo secondo Luca (Lc 6,17.20-26). La parola che vogliamo porre in evidenza questa volta è tripartita: BEATI, RALLEGRATEVI, ESULTATE.

Possa lo Spirito Santo accompagnarci in questa riflessione. Quando il sacerdote proclamerà, durante la messa, questo vangelo, immediatamente verrà in mente il parallelo con il “discorso della montagna” presente in Matteo, e almeno tre saranno le istintive osservazioni: Matteo pone le beatitudini sul monte, ma Luca parla di pianura; Luca riporta quattro beatitudini, mentre Matteo fa esclamare al Signore nove volte l’appellativo “beati”; in Matteo non c’è “guai a voi”.

Riservandoci di approfondire questa tematica sinottica, se Dio vorrà, in altra sede, ci limitiamo a dire solamente che nessuno ha torto, ma tutti e due (ovvero tutti e quattro gli evangelisti) hanno ragione, poiché scrutare un modello da 4 angolature diverse, non genera né quattro differenti modelli, né contraddizione tra le diverse “scrutationes”.

Lo scrivente, in questa narrativa, vuole porre in evidenza un parallelo altrettanto manifesto, ma forse non d’impatto: questa lettura è palesemente mariana, è un’ode del Figlio alla Madre, è un invito di nostro Signore a prendere come modello Maria. Il primo soffio che ci rimanda a Maria è il tema della BEATITUDINE.

È lei la “makarìa” (beata) per eccellenza, perché “ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore” (Lc 1, 45); è lei che tutte le generazioni “makarioùsin” (chiameranno beata), perché Dio ha guardato “l'umiltà della sua serva” (Lc 1, 48).

Ecco quindi chi è “in nuce” il povero, l’affamato e il piangente del vangelo odierno: è colui che, come Maria, crede (“pisteùsasa”) nella Parola; è colui che, come Maria, si abbassa (“tapeìnosin”) dinanzi al Verbo (come il terreno -“humus”- al suo custode); è colui che, come Maria, serve (“doùles”) il Signore (in senso lato come “subordinare”, ma anche in senso stretto come “necessario”). Il secondo anelito verso Maria è il concetto del RALLEGRARSI.

Il saluto che l’angelo Gabriele esprime all’annunziazione ha lo stesso termine greco che nel vangelo odierno (“kàrete”) viene tradotto con “rallegratevi”: “kaìre kekaritomène” (Lc 1, 28) è letteralmente “rallegrati favorita-dalla-grazia”.

Il terzo respiro verso la santa Vergine, connesso fortemente al secondo, è il senso dell’ESULTARE. Quando Elisabetta ode il saluto di Maria “il bambino le sussultò (“eskìrtesen”) nel grembo” (Lc 1, 41), ed ha la stessa radice verbale di “esultate” (“skirtèsate”) del vangelo di questa domenica, verbo che reca in sé il concetto di “balzare” o ancora di più quello di “saltare-di-gioia”. Quanto odio è stato rivolto alla Madre, si alla Madre, perché anche se indirettamente, lei è stata odiata ogni volta che il Figlio è stato odiato (ogni madre può capire).

E così la Madre, per il Figlio, è stata messa al bando; con il Figlio, è stata insultata; nel Figlio, è stata disprezzata. Tuttavia chi incontra il Figlio è beato e non può non rallegrarsi ed esultare, perché Egli ha vinto il mondo e la morte. Qualche cinico potrebbe facilmente contestare: <>.

Naturalmente il dialogo esiste quando le parti sono disposte sia a parlare, sia ad ascoltare, sia a mettersi in gioco e a mettere in gioco le proprie idee, ergo non esiste dialogo con un “cane” e chi vuol porsi a confronto con questo compie un errore fatale.

Tuttavia, venisse posta la suddetta contestazione da uno che, seppur materiale ragionatore, si mette a confronto e in ricerca, una (miserrima, come lo scrivente) risposta si può dare: <<È mai stato ritrovato il corpo di Gesù? È mai stato venerato il corpo di Gesù in qualche santuario, teca o reliquiario? Esiste qualche documento, anche minimo frammento, coriandro di reperto, che documenta il ritrovamento, o la venerazione, del corpo di Gesù?>>.

Ma se questo è ancora troppo “baciapile”, parliamo da uomo a uomo (valga sempre “ànthropos”, non solo “anèr”): <>. L’invito di questa settimana è quello di non temere, dunque, e di non vergognarsi di appartenere a Gesù Cristo: rallegriamoci ed esultiamo, anche al cospetto dei ghigni sadici del mondo, perché a chi beffeggia i beati del Signore, tuonò, tuona e tuonerà sempre Gamaliele: << non vi accada di trovarvi a combattere contro Dio!>> (At 5, 34-39).

Link al blog: https//:unaminoranzacreativa.wordpress.com/2019/02/16/beati-rallegratevi-esultate/






Questo è un comunicato stampa pubblicato il 16-02-2019 alle 18:16 sul giornale del 18 febbraio 2019 - 307 letture

In questo articolo si parla di cronaca, cultura, messaggio, religione cattolica

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