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Una minoranza creativa: la parola che abbiamo scelto è PASSANDO

4' di lettura 02/02/2019 - Cordiali Lettori, anche oggi ci ritroviamo per la nostra rubrica LA PAROLA. Il brano evangelico che ci viene proposto questa domenica 03 febbraio 2019 è la prosecuzione della settimana scorsa, e con l’intervento odierno vorremmo chiudere, con alcuni spunti, questo dittico nazaretano. La parola che abbiamo scelto è PASSANDO. Possa il Santo Spirito accendere lo scrivente e scaldare il lettore.

Se l’episodio della lettura del testo del profeta Isaia, nella sinagoga di Nazaret, conduceva molto sottilmente alla resurrezione (si veda l’intervento della settimana scorsa intitolato IL ROTOLO ), la pericope offerta in questa sede dal messale romano cattolico (Lc 4,21-30) ci porta brutalmente alla crocifissione. La scrutatio del passo odierno è in piena sinossi con il nucleo lucano della crocifissione (Lc 23, 33-46).

Basti questo unico esempio: il “Medico, cura te stesso” di Nazaret, sul Cranio è in bocca ai capi del popolo (“Ha salvato gli altri, salvi se stesso”), ai soldati (“salva te stesso”) e a uno dei malfattori (“Salva te stesso”). I parallelismi potrebbero continuare, tuttavia vogliamo soffermarci su un momento che è in sintonica-antinomia.

A Nazaret al culmine dell’evento, Gesù “passando in mezzo a loro, si mise in cammino”; sul Cranio, invece, “crocifissero lui e i due malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra”. Sicuramente la riflessione, prima e corretta, è che a Nazaret non era giunto il kairós.

Tuttavia andando più in profondità, si può certamente rimandare prima di tutto al fatto che la morte di Gesù non è una condanna da parte di alcuni uomini, romani o sinedrio che sia (come pensano – per nota dello scrivente – quasi tutti i cristiani).

Il Signore, infatti, come si allontanò indenne da Nazaret, così poteva fare anche a Gerusalemme. La Morte di Gesù, invece, è un dono, un dono che Egli stesso offre: offre a Dio come sacrificio di espiazione per i nostri peccati; offre a noi come via di salvezza dalla morte. In secondo luogo, vogliamo proseguire ponendo una domanda: qual è la condizione per la quale Gesù non passi, ma si fermi?

In entrambi gli episodi il Cristo si trova al cospetto di uomini poco raccomandabili, ma la differenza forte sta nel fatto che sul Cranio Gesù si è fermato perché accanto a Lui c’è un uomo che, pur in stato di peccato grave, ha riconosciuto la divinità del Signore (“Neanche tu hai timore di Dio e sei dannato alla stessa pena?”); ha riconosciuto il proprio stato di peccatore (“Noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni”); ha invocato la Sua misericordia (“Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno”).

Una precisazione: Gesù non si rende, certo, presente a comando, poiché Egli non si evoca con un rito magico; Gesù è sempre presente, poiché egli è Dio ed è vivo (anche queste due ultime affermazioni non appartengono- per nota dello scrivente – alla maggioranza dei cristiani).

Tuttavia Egli rispetta la libertà dell’uomo, e se la Sua presenza non è gradita, il Signore non disturba; se non è gradito il Suo perdono, Egli rispetta la scelta dell’uomo di tenersi lontano da Lui. Ma se Lo riconosciamo (Lc 23, 40), ci riconosciamo (Lc 23, 41) e Gli affidiamo la nostra vita (Lc 23, 42), Egli si fermerà accanto a noi e si farà medico a noi. Non solo: si farà crocifiggere con noi, insegnandoci che la medicina di Dio non è la scomparsa della croce (non si intende in questa sede affrontare il tema delle guarigioni miracolose certamente opera del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo), ma affrontare questa nel Suo nome.

Gesù-medico ha una sola medicina: la letizia, che non è banalmente la felicità (come si può, infatti, essere felici al cospetto della sofferenza). La letizia è affrontare il Calvario alla luce del Signore, sapendo che Egli è con noi, crocifisso con noi, confidando pienamente che dopo la passione ci sarà il Suo “regno”, il “paradiso” (Lc 23, 42-43).

“Timeo Dominum transeuntem et non revertentem” (ho paura che il Signore passi e non abbia più a ritornare) ammoniva sant’Agostino: che nostro Signore ci conceda la grazia di riconoscerLo quando passa; l’umiltà di accoglierLo nella nostra vita; la letizia stare con Lui sulla croce, pienamente consapevoli che con Lui staremo anche in Cielo.

Buona domenica!

LINK AL BLOG: unaminoranzacreativa.wordpress.com/2019/02/02/passando/






Questo è un comunicato stampa pubblicato il 02-02-2019 alle 18:12 sul giornale del 04 febbraio 2019 - 324 letture

In questo articolo si parla di cultura, religione cattolica

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