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Il caregiver familiare: noi, eroi silenziosi

4' di lettura 08/07/2018 - In Italia ci sono 15.182.000 caregiver e corrispondono a un quarto della popolazione. Il 76% dei caregiver familiari è donna.

"Non servono interventi spot bensì una programmazione strategica e interventi prolungati nel tempo."
Lorenzo Fontana, Ministro per la famiglia e la disabilità

Giovedì 5 luglio, presso la Sala Consiliare del Comune di Osimo, si è concluso l’ultimo dei quattro appuntamenti del corso di formazione per Caregiver. Lo stesso è stato organizzato dall’Asur Marche (Area Vasta 2) e riconosciuto dalla regione Marche con un attestato spendibile anche a livello professionale. Una platea numerosa composta da familiari coinvolti in prima persona nella cura dei propri congiunti, badanti, operatori socio sanitari, volontari, insegnanti e nel senso più ampio da tutti quei cittadini che un giorno potrebbero trovarsi ad accudire un genitore anziano. Tanti gli esperti che si sono via via susseguiti e che hanno saputo animare un dibattito con l’uditorio affinché si creasse un clima di scambio e discussione. A volere fortemente questo corso è stata Marina Midei, una delle relatrici dell’ultimo incontro nonché mamma, insegnante e soprattutto caregiver familiare. Il suo intervento dal titolo “Il caregiver familiare: quando la disabilità coinvolge il progetto di vita di un minore” ha toccato tematiche di estrema importanza quali: disabilità, normative, prospettive, salute, scuola e riabilitazione. Ascoltare Marina è come aprirsi a un mondo che spesso ignoriamo ma che esiste e che ci riguarda tutti in quanto membri della stessa società. La sua filosofia di vita prevede lo scendere in campo, agire non solo per se stessi ma anche per gli altri perché è promuovendo il bene che si raggiunge un appagamento interiore che non ha eguali. Essere uniti per vedere garantiti i diritti di tutti.

“Non si può far finta di non ascoltare le persone. Stiamo lottando, io per prima, affinché la figura e il ruolo del caregiver familiare ottenga tutti i riconoscimenti necessari in diritti e tutele (indennizzo di tipo pensionistico, riconoscimento attività lavorativa professionale gravosa...) dallo Stato Italiano come nel resto degli Stati Europei. Solo così la civiltà del nostro Paese potrà dirsi fondata sul diritto e sulla dignità degli uomini”, afferma Marina Midei.

Il caregiver familiare è colui che gratuitamente ed essendo legato da vincoli affettivi aiuta un proprio congiunto non autosufficiente a causa di una disabilità, dell’età avanzata oppure di patologie croniche invalidanti. Si tratta di un’assistenza a tempo pieno che tende a soddisfare tutte le necessità attinenti alla cura e alla sopravvivenza della persona. I caregiver familiari sono coniugi, parenti prossimi, giovani con un’età compresa tra i 15 e i 16 anni che assistono i genitori. Non dimentichiamo inoltre l'importanza del ruolo svolto dai nonni.

“2.666.000 sono i nonni che si prendono cura dei nipoti”

Malgrado le notevoli difficoltà, non solo di ordine morale, ma anche di natura economica (perdita del lavoro per seguire il proprio congiunto), il caregiver familiare non è ancora una figura professionale riconosciuta e protetta dal nostro ordinamento giuridico. In Italia non esiste una legge che tutela e aiuta i caregiver; in altri paesi d’Europa è invece una figura istituzionalmente già riconosciuta. Pensiamo alla Francia, alla Svezia o alla Grecia, solo per citarne alcuni. Eppure in Italia esistono delle regioni particolarmente sensibili a tale figura. In Emilia Romagna, con una legge regionale del 2014, è stata istituita la giornata del caregiver che ricorre ogni anno l’ultimo sabato di maggio. In Abruzzo, invece, se ne parla concretamente dal 2017. Questo il segnale che si sta procedendo nella direzione giusta, benché a piccoli passi.

"Le battaglie vinte sono partite dall'associazionismo"

Quella del caregiver è una vocazione vera e propria per cui occorrono dedizione infinita e illimitata, impegno fisico ed emotivo. Un’attività spesso inconciliabile con qualsiasi impegno lavorativo. Assumerne il ruolo significa essere portatore di un patrimonio inestimabile di sentimenti, emozioni, “essere” oltre il mero “fare”. Ecco perché anche per loro, come per altre professioni, si parla spesso di burnout: una sindrome di esaurimento emotivo, una sorta di stress lavorativo. Secondo il premio Nobel Elizabeth Blackburn i caregiver familiari, in particolare le mamme, hanno un'aspettativa di vita tra 9 e 17 anni in meno rispetto al resto della popolazione.
Nella società moderna i bambini disabili rischiano di diventare invisibili ed è per questo che le insegnanti di sostegno rivestono un ruolo delicato e fondamentale al tempo stesso. Non basta trasmettere dei contenuti ma devono essere ottime insegnanti di inclusione. Un handicap non deve mai essere causa di discriminazione. Eppure troppo spesso è l’ambiente in cui viviamo a creare la disabilità. Occorre dunque lottare per la civiltà e non per la disabilità.


di Michele Peretti
redazione@viverefermo.it







Questo è un articolo pubblicato il 08-07-2018 alle 16:07 sul giornale del 10 luglio 2018 - 1034 letture

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