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Referendum Trivelle: per M5S un flop annunciato, soprattutto a Osimo

referendum contro le trivelle 6' di lettura 20/04/2016 - Il Movimento 5 Stelle si è impegnato in tutti i modi, soprattutto ad Osimo, per la buona riuscita del referendum sulle trivelle, ma ora che il 17 aprile è alle spalle possiamo dirlo: è stata la cronaca di un flop annunciato, anzi furbescamente premeditato e fortemente voluto dal PD, oltre che il risultato di una lotta di potere tra regioni e governo centrale per accaparrarsi il favore delle lobby che nulla ha a che fare con la promozione e la tutela dell’interesse dei cittadini italiani.

Ma andiamo per ordine. Dalla riforma del titolo V della Costituzione all’inizio degli anni 2000 si è assistito ad una litigiosità continua tra governo e regioni sulle competenze da attribuire all’uno o alle altre. Come dimostra il recente scandalo di Trivellopoli in Basilicata è chiaro che chi detiene i poteri autorizzativi per il rilascio delle concessioni, viene fatto oggetto delle pressioni (e dei favori) delle lobby del petrolio e del gas.

Ecco dunque spiegata la lotta acerrima, (anche tra membri di una stessa forza politica), per vedersi attribuiti tali poteri. Con lo “Sblocca Italia” varato il 29 agosto 2014, il Governo aveva avocato a sé molti poteri precedentemente in capo alle Regioni, che in risposta avevano impugnato il decreto davanti alla Corte Costituzionale.

Inoltre nel settembre 2015 si era arrivati al culmine di un dibattito politico sullo “Sblocca Italia” che stava provocando la reazione di un fronte sempre più compatto e consapevole di movimenti dal basso intenzionati a contrastarlo aspramente. Il PD al potere nelle regioni costiere, compreso dunque quello delle Marche, era in seria difficoltà per la perdita di consenso.

Una campagna referendaria ed informativa seria contro le trivelle e la devastazione del territorio promossa da comitati di cittadini sempre più consapevoli, poteva compromettere irreversibilmente il consenso appena ricevuto alle elezioni regionali del maggio 2015. Che fare dunque?

Ecco nascere la strategia politica della “fuga in avanti”. Dei sei quesiti referendari proposti dalle Regioni sulle trivelle, (questa azione referendaria contro il Governo era portata avanti parallelamente a quella sull’incostituzionalità dello “Sblocca Italia”), rimase solo il quesito sulle trivelle in mare e le 12 miglia, per il quale, invece di iniziare una campagna informativa seria coi tempi giusti di divulgazione per portare gli italiani al voto non prima del 2017, si corse in fretta e furia per indire un referendum nella primavera del 2016.

A nulla valsero gli appelli dei movimenti e della società civile ad un’azione più meditata e coordinata: le Regioni fecero un po’ di chiasso per alcuni giorni, i vari PD regionali schiamazzarono che Renzi è cattivo, che vuole imporre le trivelle nei nostri mari, che il PD locale si sarebbe opposto con tutti i mezzi, che bla, bla, bla… e poi? Silenzio di tomba fino a marzo 2016 quando improvvisamente è stato annunciato che il referendum di quell’unico quesito superstite si sarebbe tenuto il giorno 17 aprile 2016, non accorpandolo alle prossime elezioni amministrative.

Con queste premesse come si può pensare che un referendum possa raggiungere il quorum? Quando poi addirittura il Presidente del Consiglio e l’ex Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, per essere proprio sicuri del flop, invitano in tutte le televisioni a non andare a votare, quante speranze si hanno realisticamente?

Ma la cosa più assurda è che la campagna referendaria è stata portata avanti da tutti meno che dai diretti promotori del referendum! I banchetti nelle piazze li hanno organizzati gli altri (movimenti dal basso, associazioni ambientaliste ed attivisti del Movimento 5 Stelle) e non il PD. Com’è possibile che su nove regioni promotrici del referendum (di cui la maggior parte a guida PD), il PD abbia invitato all’astensionismo e quei pochi che hanno fatto un minimo di campagna referendaria l’abbiano fatta così sottotono? Per la serie stampiamo qualche volantino ma…”acqua in bocca”!

Uno spot pubblicitario recita: “Ti piace vincere facile, eh?!”. E’ quello che hanno fatto Renzi e il PD:

1) Hanno indetto un referendum in fretta e furia contro il parere dei comitati dei cittadini;

2) Hanno impedito l’accorpamento del referendum con le elezioni amministrative per essere sicuri che non si raggiungesse il quorum;

3) Una volta fallito il quorum, Renzi ha cantato trionfalmente vittoria. Certo, vittoria di una partita truccata fin dall’origine! Il PD ha quindi salvato la faccia: le Regioni a guida PD hanno limitato i danni sul fronte del consenso: “Cari elettori, noi abbiamo provato a difendere l’ambiente, il turismo, la pesca e l’economia locale, ma Renzi ci ha battuto!”.

Dimenticandosi però che Renzi è del loro stesso partito e che nelle Marche ad esempio, gli iter per le concessioni in cui era coinvolta l'amministrazione regionale hanno visto il parere favorevole dei funzionari preposti, proprio mentre la Regione Marche a guida Ceriscioli si stracciava le vesti per il referendum in difesa del nostro mare!

Inoltre, questo flop premeditato sarà l’arma principale con cui boicottare e screditare la campagna dal basso dei Referendum Sociali lanciata dai comitati e dai movimenti di cittadini per arrivare al voto nel 2017. Questa campagna, la cui raccolta firme è iniziata in questi giorni, si batterà contro la distruzione della scuola pubblica, contro le trivellazioni (sia in terra, sia in mare), contro gli inceneritori e contro il nuovo attacco da parte del Governo all’acqua pubblica nonostante l’esito del referendum del 2011.

La cantilena del Governo e del PD già la sappiamo. Diranno: “Gli italiani non vogliono i referendum, guardate cosa è successo il 17 aprile 2016. E poi costano! Nel 2016 abbiamo sprecato quasi 400 milioni per il referendum sulle trivelle e oggi volete farne un altro?!”. Dimenticandosi però che i soldi dei contribuenti per un referendum non richiesto e prematuro, li hanno voluti sprecare loro, non accorpandolo alle elezioni amministrative!

In Consiglio Comunale noi del Movimento 5 Stelle avevamo sfidato ironicamente i consiglieri comunali del PD ad allestire i banchetti per informare sul referendum del 17 aprile, visto che c’era in gioco la difesa del nostro mare e della nostra terra. Ci risposero che l’avrebbero fatto, ma noi sapevamo bene che non sarebbe stato così. Indovinate chi aveva ragione? Banchetti zero!

Il PD osimano? Non pervenuto! E allora in questo desolante e squallido teatrino, la luce che ci rincuora sono i nostri concittadini. Ci complimentiamo con tutti quegli osimani e quegli italiani che domenica scorsa hanno esercitato i loro diritto e non sono stati sudditi. Confidiamo nella stagione dei Referendum Sociali del 2017, nella quale noi cittadini e portavoce parleremo con le persone, spiegheremo con conferenze ed incontri pubblici l’importanza di andare a votare e di battersi per quelli che sono nostri sacrosanti diritti. Mentre loro, come al solito, nella speranza che noi cittadini ci rassegniamo, staranno solo a guardare.






Questo è un comunicato stampa pubblicato il 20-04-2016 alle 22:52 sul giornale del 21 aprile 2016 - 609 letture

In questo articolo si parla di politica, osimo, Movimento 5 Stelle, Movimento 5 Stelle Osimo

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