A Jesi serata dedicata ai documentari made in Marche. Tra gli autori l'osimano Simone Corallini

Il primo proiettato è stato quello dell'urbinate Filippo Biagianti: il documentario "Le maschere di Eyes Wide Shut" è stato realizzato in collaborazione con l'Ass. Culturale Formacinema di Milano e prodotto con l'aiuto della piattaforma web di fundraising produzionidalbasso.com. Lo jesino Alessandro Tesei ha curato la regia, le riprese video ed il montaggio, Massimiliano Studer ha effettuato le ricerche sul campo. Il documentario è stato trasmesso in prima tv su Fuori Orario di RAI 3 lo scorso sabato 8 marzo 2014.
Ecco la storia del cortometraggio.
In un piccolo laboratorio Franco Cecamore crea due maschere originali per il Carnevale di Venezia. Dodici anni dopo un uomo elegantemente vestito di bianco visita il negozio. L’uomo era Jan Harlan, produttore esecutivo dell’ultimo film di Stanley Kubrick Eyes Wide Shut. L’intenzione era di acquistare diverse maschere, così da scegliere quella che sarebbe poi stata usata per il personaggio di Bill Harford, interpretato da Tom Cruise.
Nel documentario c’è tutta l’incredibile storia dietro la creazione delle maschere principali per il film. Gli artigiani veneziani documentano come ogni loro prodotto sia di fatto un pezzo unico e raccontano i loro incontri con i rappresentanti della produzione.
Il secondo cortometraggio proeittato di fronte al folto pubblico intervenuto al teatro Piccolo di San Giuseppe è stato "Aspettando me stesso" dell'osimano Simone Corallini e di Rita Martone, umbra.
La storia si svolge nel villaggio ormai in abbandono di Rocchetta, vicino Ascoli Piceno, ed è stato creato nell'ambito del "Festival dell'Appennino", con lo scopo di far conoscere e non disperdere la memoria dei luoghi.
Del terzo documentario ce ne siamo gi occupati in un precedente articolo: si tratta di "Fukushima no Daimyo" dello jesino Alessandro Tesei ed è un lavoro molto differente dal precedente, "Fukushame", essendo molto più introspettivo e basandosi su di un'intervista esclusiva a Masami Yoshizawa, uno dei simboli della lotta contro il governo nipponico e la TEPCO (l'azienda che controlla la centrale atomica) Il documentario oltre all'intervista mostra scene post-apocalittiche delle città fantasma nella zona evacuata dopo l'incidente nucleare di Fukushima Daiichi.
Il tema che permea il documentario riguarda la possibilità di scegliere cosa fare della propria vita e punta il dito sull'incapacità dei governi di salvaguardare la salute dei cittadini. Il corto ha vinto vari premi ed è stato in selezione ufficiale in diversi festival italiani e stranieri.
Visti il successo e la partecipazione agli appuntamenti, gli organizzatori hanno già fatto sapere che stanno preparando una quinta serata della rassegna.

Questo è un articolo pubblicato il 05-02-2015 alle 23:21 sul giornale del 06 febbraio 2015 - 377 letture
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