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Educazione di bambini e famiglie, prosegue in Brasile il Progetto Queimadas

2' di lettura 01/10/2012 - Attenzione ai bambini. Tra i campi bruciati da due anni di siccità, lungo trenta chilometri di buche e polvere, giungiamo in un luogo chiamato Abobreira (in italiano si direbbe campo di zucche). Qui abita da sempre uno degli amici di P. Carlos (così chiamano qui don Carlo Gabbanelli) Leonardo, un capo carismatico della regione.

Leonardo è il responsabile di un gruppo di quaranta bambini adottati a distanza.

Quando si arriva in questi posti si cerca sempre un albero sotto la cui ombra sostare con la macchina, nel nostro caso il pulmino del Progetto.

Dopo pochi minuti arriva un pulmino mezzo scassato e incominciano a scendere gli occupanti: non ho mai visto tanta gente dentro una macchina. I bambini della frazione vicina ed i loro genitori sono venuti anche loro, una ventina, tutti nel pulmino.

Poi alla spicciolata, chi a piedi, chi in moto e chi con l'asino, arrivano da ogni parte.

Alla fine si riunisce una folla.

Molte mamme sono indaffarate a preparare la minestra che sembra, noi diremo, più un pappone che una minestra.

Poi incominciano a mettere in fila i pacchi alimentari che saranno distribuiti come ogni ultimo sabato del mese.

Questa volta non ci saranno il lavori educativi come nelle altre occasioni, perché oggi devono far vedere a padre Carlos come funziona la distribuzione della “soupa”, la minestra.

Le sportine con i generi alimentari sono disposte in fila lungo un marciapiede.

Si dovranno scattare varie foto che padre Carlos porterà in Italia per mostrare a coloro che offrono questi aiuti attraverso il sostegno a distanza.

Come sempre quando si tratta di fare foto c'è uno o due bambini che non vogliono ed incominciano a strillare per la disperazione dei genitori.

A questo punto appaiono i pentoloni della minestra. I bambini incominciano a far la fila ordinatamente in attesa che arrivi il loro turno per ricevere il loro piatto, il loro cucchiaio di plastica ed andare a sedersi par la “merenda”.

Anche padre Carlos aiuta a distribuire la minestra e dopo un po' osserva che qualcuno chiede di ripetere e nessuno lascia resti nel suo piatto. Proprio come certi bimbetti nostrani!

Poi passa una corriera che viene da Queimadas e, tra la polvere, si ferma e lascia un sacco. Si tratta di pane, bibite e mortadella che il proprietario di un forno della città offre ogni mese a questi bambini.

Vicino al tavolo dei pentoloni della minestra, da una parete esce fuori un rubinetto di plastica vicino ad una scritta: “acqua filtrata”. Mi incuriosisce e chiedo come funziona: Leonardo mi spiega che si tratta di acqua del fiume che prima di arrivare al rubinetto passa dentro un bidone da duecento litri dove c'è carbone, pietra e sabbia: un filtro casereccio creato da lui stesso!








Questo è un comunicato stampa pubblicato il 01-10-2012 alle 16:17 sul giornale del 02 ottobre 2012 - 512 letture

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