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Il pane in Brasile, il Progetto Queimadas di Don Carlo Gabbanelli

3' di lettura 25/09/2012 - Don Carlo aveva il progetto in testa e nel cuore. Arrivato a Queimadas il 10 luglio, nello stesso giorno ha visto Suor Edna ed alcuni volontari presenti in quel pomeriggio allo chalet. “Cosa possiamo fare per questa quindicina di giovani ragazzi che hanno bisogno di imparare un mestiere?”. Era questa la domanda che tutti si ponevano.

Alla timida proposta di insegnare il mestiere del fornaio fatta da don Carlo, tutti hanno manifestato entusiasmo.

Bisogna costruire il locale, dotarlo di macchine, organizzare la scuola per imparare e produrre.

Nello stesso istante si manda a chiamare Berrador, l'uomo che ha passato una vita a fare il fornaio.

E' disponibile a dare una mano. Il colloquio dura fino alla mezzanotte: si discutono la forma e le dimensioni dei locali, l'acquisto dei macchinari, gli operai da convocare.

Il giorno seguente Domingos, don Carlo e Landinho squadrano il terreno e demarcano gli scavi per le fondazioni. Intanto arrivano i materiali, pietre, terra, sabbia, ghiaia ed altro.

Il lunedì arrivano gli operai ed incominciano i lavori. La decisione di costruire un forno a legna fa arrivare l'unico operaio della zona che è in grado di costruire un forno del genere.

Tutto prende il via. Appena quattro operai sono in grado accelerare i lavori: la segreta speranza di don Carlo è quella di lasciare il tutto funzionando prima della sua partenza e pertanto resta sul piede dei lavori per non lasciar mancare nessun materiale; il suo telefonino a volte si scalda.

Spesso don Carlo sorride e gli domandano: perché ridi? Lui risponde: “immaginate che in Italia per fare una cosa del genere ci vogliono almeno due anni solo per avere i permessi!”.

Intanto si fa la riunione con gli “aspiranti fornai”: sono dodici, da quindici ai venticinque anni, tutti sono stati alunni dello chalet e quasi tutti partecipano ancora come volontari.

Bisogna coprire in fretta per poter terminare l'interno che deve ricevere le macchine.

Tutti gli operai attaccano questo lavoro e in una giornata il tetto è pronto.

Poi il pavimento, poi le macchine al loro posto, poi gli elettricisti ed infine la pulizia.

Siamo alla vigilia del ritorno a casa di don Carlo e alle sette di sera il maestro fornaio Berrador propone di fare i primi biscotti. “A quest'ora?, dice don Carlo, domani mattina io parto presto”.

“Non c'è problema, ci vogliono appena un paio d'ore”.

Si impasta e si scalda il forno al massimo. Infornate le prime lastre si devono sfornare in fretta per non bruciare i biscotti al cocco.

L'organizzazione della scuola e la commercializzazione della produzione spetta a loro e già lo hanno fatto. Don Carlo segue quasi tutti i giorni, via internet lo sviluppo della scuola.

Oggi, 11 settembre, la situazione è la seguente: Sono 12 gli alunni che frequentano la scuola divisi in tre turni. Producono in media 300 pani al giorno e 100 pacchi di biscotti. Hanno già aperto un punto vendita e forniscono pane per la merenda dei bambini della scuola chalet.

Previsioni? Nel giro di un anno avremo un bel gruppo di bravi fornai.






Questo è un comunicato stampa pubblicato il 25-09-2012 alle 15:25 sul giornale del 26 settembre 2012 - 907 letture

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