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Ferraro: 'Contro la violenza sulle donne occorre l'impegno di tutta la società'

Pina Ferraro 4' di lettura 26/01/2012 - Oggi in tutta Italia le donne, ma anche gli uomini che intendono contrastare il triste fenomeno della violenza di genere si uniranno e manifesteranno portando in piazza la loro indignazione e rabbia per l’ennesimo caso di femminicidio. Stefania Noce, è l’ultima donna uccisa per mano dell’ex partner.

Il Comitato SE NON ORA QUANDO, unitamente a tanti centri antiviolenza e comitati e gruppi di donne di tutta Italia, ricordando Stefania ricorderanno tutte le donne uccise per mano di chi “le amava troppo”. Ma soprattutto si cercherà di sensibilizzare l’opinione pubblica, le istituzioni e la cittadinanza tutta che il “problema della violenza di genere è un problema di tutte/i e possiamo sconfiggerlo solo se lo si affronta insieme”. La Consigliera di Parità per la Provincia di Ancona, D.ssa Pina Ferraro, oltre a condividere pienamente il motivo e la volontà della manifestazione, intende offrire uno spunto di riflessione e un contributo chiaro sulla posizione che occorre assumere come istituzioni pubbliche e private. Un ragazzo uccide due persone (l’ex fidanzata e il nonno) solo perché una donna, con coraggio, aveva di interrompere una relazione che, da quanto si può ricavare dai dati in possesso, sembrerebbe essere stata improntata ad una relazione maltrattante. La violenza contro le donne, infatti, va considerata a due livelli, uno che riguarda nello specifico le relazioni tra i sessi, l’altro il piano sociale ovvero lo strutturarsi e il codificarsi di tali relazioni in base a stereotipi, rappresentazioni e convenzioni sociali. L’ONU e L’U.E. la definiscono violenza di genere. Essa si annida nello squilibrio relazionale tra i sessi e nel desiderio di controllo e di possesso da parte del genere maschile sul femminile. Violenza di genere rappresentata da violenza fisica, sessuale, economica, psicologica e, come in questo caso, dalla morte. Il ciclo della violenza e le conseguenze di questa nelle donne vittime, è ormai noto a chi da anni opera nell’azione di contrasto a tale fenomeno e sa benissimo che l’omicidio delle donne è il triste epilogo di un numero sempre più crescente di donne che intendono liberarsi di relazioni violente.

Occorre scavare fino in fondo e analizzare adeguatamente il fenomeno della violenza contro le donne al fine di ridurre e prevenire gli omicidi di genere o femminicidi. Occorre fare uno sforzo e decidere di voler contrastare questo fenomeno anche attraverso la punizione esemplare dei colpevoli, onde evitare che ciò si traduca in impunibilità, rafforzando quella forza e quel potere tipico dell’uomo maltrattante, mentre dall’altra parte minare fortemente la volontà delle donne nel chiedere aiuto alla giustizia. La violenza sulle donne è legata alla quotidianità e alla normalità dei rapporti fra uomini e donne nelle nostre società: per contrastarla efficacemente bisogna minare i presupposti culturali e sociali che ne sono alla base attraverso azioni di prevenzione della violenza. Per fare ciò occorre che gli operatori e le operatrici che intervengono nel percorso di fuori uscita dalla violenza, nonché i mass media, acquisiscano un linguaggio comune ed evitino di confondere le acque, definendo ad esempio delitto passionale un femminicidio. Inoltre è importante che gli operatori e le operatrici condividano metodologie e prassi di intervento comuni, affinchè le donne si possano sentire supportare da una rete di protezione ed evitano di ritornare nel maltrattamento, ritenendo che questo è il loro ineffabile destino. Una vittima ogni tre giorni. Queste sono le cifre di una guerra che si consuma tra le mura di casa: quella della violenza domestica.

Questi i dati degli ultimi anni: 2006: nr. 101 casi; 2007: nr. 107 casi; 2008: nr. 113 casi; 2009: nr. 119 casi; 2010: nr. 127 casi. A fronte della maggiore autonomia delle donne di uscire da rapporti di coppia abusanti, gli uomini reagiscono con l’inasprimento della violenza, che si manifesta con atti e comportamenti persecutori, che durano a lungo nel tempo e in alcuni casi si concludono con la morte della vittima o dei suoi familiari. Per continuare una lotta che sradichi le radici culturali della violenza di genere occorre l’impegno delle diverse componenti della società, gli uomini in quanto genere maschile, le istituzioni e i governi. Da questa prospettiva il percorso da realizzare è ancora lungo, ma nel frattempo possiamo dare supporto a tutte quelle donne vittime, restituendo loro la realtà dei fatti, nominati per quelli che sono e non insistere su patologie o seminfermità.






Questo è un comunicato stampa pubblicato il 26-01-2012 alle 18:26 sul giornale del 27 gennaio 2012 - 532 letture

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