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Confartigianato lancia l'allarme: '23 imprese fallite in un anno tra Osimo e Castelfidardo'

Assemblea pubblica della Confartigianato 2' di lettura 26/01/2012 - 23 imprese fallite in un anno con un ritmo di due al mese. 9 nella sola Osimo. Questo è il bilancio fatto dalla Confartigianato per l’area Ancona Sud che sta vivendo un momento congiunturalmente complesso. La consegna dei libri contabili al tribunale rappresenta il momento ultimo di una azienda, quello che si cerca in tutti i modi di procrastinare o evitare.

Resistere diventa sempre più difficile. Le evidenze dei dati rappresentano un distretto compresso, dalla produttività ridimensionata rispetto ai parametri pre-crisi, ancora in stallo. Per esaminare quali siano i settori attualmente più instabili basta scorrere tra le tipologie di attività che hanno dichiarato fallimento nell’arco dell’anno 2011 –commenta Ivano Gardoni responsabile Confartigianato per l’Area Ancona Sud- L’indotto delle costruzioni è la fascia produttiva più largamente rappresentata: fabbricazione di serramenti e infissi, carpenteria metallica, imprese edili. Collateralmente hanno dichiarato fallimento aziende di servizi alle imprese o attive nel ramo dell’autotrasporto e delle spedizioni.

Anche l’alimentare ha pagato dazio pur se in forma minore. Chiusura nel Comune di Filottrano di imprese operanti nel comparto abbigliamento/moda, tradizionalmente specifico di questo distretto produttivo, così come anche il settore di lavorazione argenti registra delle perdite tra Loreto e Castelfidardo. Le micro e piccole imprese artigiane, ribadisce Ivano Gardoni di Confartigianato, scontano sulla propria pelle il difficile ruolo che in questa crisi sono costrette a interpretare: pur rappresentando la spina dorsale dell’impianto economico e sociale locale, si ritrovano confitte tra un aumento sproporzionato dei costi di gestione di azienda e l’impossibilità di avere a propria disposizione la liquidità necessaria a coprire le spese e investire.

La spina nel fianco della micro e piccola impresa locale è l’eccessivo ritardo dei pagamenti, tanto da parte degli enti pubblici quanto da parte dei privati. In media 132 giorni. Un lasso di tempo in cui l’azienda è costretta a vivere in apnea. Occorre un impegno concreto per sciogliere questo nodo e garantire pagamenti in tempi certi. E’ indispensabile ristabilire etica e correttezza nei rapporti economici tra imprese, tra imprese committenti e imprese subfornitrici e con la pubblica amministrazione.






Questo è un comunicato stampa pubblicato il 26-01-2012 alle 16:25 sul giornale del 27 gennaio 2012 - 1336 letture

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