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Villa Musone: quel 18 settembre 1860

Villa Musone 3' di lettura 18/09/2011 -

Poco dopo mezzogiorno comparve nell’abitato un soldato pontificio: senza fucile, senza berretto, la giubba sporca e strappata. Era un ragazzo, avrà avuto vent’anni, e camminava respirando affannosamente, sudato in volto, i capelli arruffati; gli occhi erano sbarrati di paura e arrossati dal pianto. Appena vide la gente (lo guardano con stupore e curiosità) si avvicinò, volgendosi intorno a cercare un viso amico, uno che ispirasse fiducia. Poi chiese da bere, con voce sommessa “Per carità….” Aggiunse. Lo fecero entrare in una casa, che bevesse; e mangiasse qualcosa, che c’era ancor ala tavola apparecchiata.



“Di dove sei?” gli fu chiesto; poi si commentò che se i piemontesi l’avessero trovato l’avrebbero fatto prigioniero, forse l’avrebbero ucciso. E lui, con lo sguardo di cucciolo impaurito, stava li, in un angolo, col bicchiere in mano.

Poi la famiglia si mosse, tutti d’accordo senza essersi detto niente. La nonna andò di là, tornando poco dopo con qualche panno: i calzoni, una giacchetta, ed una camicia del povero marito ( che riposi in pace!); tutta roba vecchia e rattoppata, ma tant’è.. Il padre prese con una mano la roba e con l’altra afferrò per la spalla il soldato e lo condusse nella stalla, a cambiarsi gli abiti. Quando i due tornarono in cucina la vergara aveva preparato in un involto una pagnotta di pane: ma il ragazzo, commosso, esitava a prenderla. Gliela misero a forza sotto il braccio, dicendogli: “adesso và, cerca di arrivare al tuo paese, dai tuoi. Và. Che non c’è nessuno in giro adesso”; ed egli partì furtivo, dopo aver mormorato 2Siate benedetti!” Si avviava per i viottoli, sperando di raggiungere casa sua, forse verso Ascoli, o verso Foligno o verso Viterbo, chissà.

Ne passarono altri, più tardi, e furono anch’essi aiutati dalla brava gente del luogo.

Ma la maggior parte dei soldati pontifici non erano italiani: c’erano svizzeri, francesi, austriaci, irlandesi. Costoro non avevano altra prospettiva di salvezza che raggiungere Roma (come?) o darsi prigionieri, ma che fosse il più tardi possibile. Così cercavano di comprare cibo e vino coi baiocchi che avevano in tasca o di barattarli con lo schioppo, se ancora l’avevano con se.

Loreto divenne il rifugio dei pontifici in ritirata. I feriti, che erano oltre 400, furono sistemati alla meglio, anche dentro la basilica, sopra mucchi di paglia.

I Piemontesi si diressero piuttosto verso Recanati, quasi a dimostrare un dovuto rispetto per il nostro Santuario, che non fosse coinvolto in operazioni militari. Cialdini era rimasto acquartierato in Osimo; soltanto il girono dopo, 19 settembre, scese il ponte di Villa Musone per incontrarsi col colonnello pontificio Gudenhoven e fargli firmare l’atto di resa. Allora un drappello di cavalleria regia, e poi i bersaglieri e la fanteria, e i carri con sopra i feriti,mossero verso Loreto.

La sera a Villa Musone dei Piemontesi si videro soltanto alcune pattuglie, che giravano con le lanterne per vedere se tutto era tranquillo, Si capì che ormai il governo non era più del Papa, ma dei Piemontesi. Cosa succederà adesso?. Si chiedevano tutti……”

Per approfondimenti: scrivere a risorgimento23@libero.it


   

da Massimo Coltrinari




Questo è un comunicato stampa pubblicato il 18-09-2011 alle 13:33 sul giornale del 19 settembre 2011 - 530 letture

In questo articolo si parla di attualità, massimo coltrinari

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