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Fiamma Tricolore: 'La paura della parola nucleare'

movimento sociale fiamma tricolore 3' di lettura 04/06/2011 -

L'ufficio elettorale della Corte di Cassazione ha confermato che i cittadini potranno esprimersi sul quesito referendario riguardante la costruzione di nuove centrali nucleari.



Ed allora facciamo un po' di chiarezza. La storia dell’energia nucleare in Italia parte da lontano. E’ una storia affascinante, dove i protagonisti sono le menti eccellenti che il nostro paese ha prodotto ed esportato in tutto il mondo insieme a conoscenza teorica, sviluppo energetico e innovazione tecnologica. Parliamo di Ettore Majorana, i "ragazzi di via Panisperna", Emilio Segré, Edoardo Amaldi, Franco Rasetti, ma soprattutto Enrico Fermi, che ricevette il premio Nobel per la fisica nel 1938. Fermi progettò e guidò la costruzione del primo reattore nucleare a fissione che venne costruito negli Stati Uniti e che produsse la prima reazione nucleare a catena controllata della storia. All’indomani della conferenza di Ginevra (8-20 agosto 1955) anche in Italia venne presa la decisione di costruire centrali elettronucleari: Latina, Sessa Aurunca e Trino che al momento della sua entrata in funzione, costituiva a tutti gli effetti la centrale più potente al mondo. Nel 1970 inizia la costruzione della quarta centrale, quella di Caorso, destinata a diventare l’emblema italiano dell’avanguardia della tecnologia nucleare. La crisi petrolifera degli anni '70 impose una ridefinizione delle strategie energetiche e il Parlamento varò nel 1975 il Piano Energetico Nazionale (PEN), basato sulla diversificazione delle fonti.

A farla da padrone sarà l’energia nucleare, una valida alternativa, economica e competitiva, ai combustibili derivati dal petrolio e agli impianti termoelettrici tradizionali. Il vasto programma di crescita del settore nucleare previsto avrebbe a tutti gli effetti portato il nostro paese, nel giro di qualche decennio, alla completa autonomia energetica. E poi? E poi c'è la tragedia di Cernobyl, nella Russia comunista ormai al collasso. Da allora la parola nucleare provoca ansia, evoca più facilmente la distruzione che la costruzione, aumentata dalle immagini televisive che ci testimoniano la catastrofe di Fukushima. Insomma, la sola parola nucleare provoca timore e terrore. Cosa che invece non abbiamo con la parola elettricità. Il gesto del dito indice che schiaccia l'interruttore e accende la lampada è il momento finale di un complesso meccanismo che si chiama energia elettrica. Questo gesto naturale non disturba la nostra immaginazione, così come non ci preoccupa la combustione di benzina, gasolio e affini che, oltre a darci l’energia elettrica, muove le automobili e produce il riscaldamento delle nostre abitazioni. Gli esperti ci dicono che provoca morti e malattie terribili. Noi, però, continuiamo a usare la macchina, a bruciare idrocarburi senza troppe preoccupazioni. Eventualmente ci conforta la consapevolezza che il progresso scientifico ha il suo prezzo.

Crediamo sia doveroso fidarsi delle competenze degli scienziati, i quali ci informano che l’energia nucleare non è pericolosa, se non in casi estremi. Ma sono proprio questi casi estremi quelli che alimentano le nostre paure. È inutile fingere: ci impensierisce molto meno la catastrofe ambientale provocata dalla fuoriuscita nel mare di tonnellate di petrolio che una fuga radioattiva. Il petrolio che inquina l’ambiente ci rammarica; l’energia nucleare libera nell’aria ci terrorizza. E' dal 1987 che una certa sinistra ambientalista di neanderthal sugli effetti devastanti dell’energia nucleare ci catechizza. In più abbiamo giornali, telegiornali e trasmissioni televisive che fanno a gara nell’incuterci sgomento. Poi, come se non bastasse, noi italiani abbiamo la vocazione di dividerci su tutto in due partiti: dai patrizi e plebei romani ai guelfi e ghibellini, ai nuclearisti e antinuclearisti. E così aumentano perplessità e insicurezze: ci si schiera, ma non facendo riferimento alla cultura scientifica, bensì al buonsenso, ai sentimenti, che sono pessimi consiglieri quando si tratta di capire realmente come stiano le cose. Ed è per questo che noi della Fiamma Tricolore consigliamo di non andare a votare, non vorremmo che il 12 e 13 giugno a vincere sia la paura.


da Movimento Sociale Fiamma Tricolore
Provincia di Ancona




Questo è un comunicato stampa pubblicato il 04-06-2011 alle 12:27 sul giornale del 06 giugno 2011 - 427 letture

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