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Loreto: Pomarancio, esposizione straordinaria dei disegni per cupola della Basilica

Pomarancio 5' di lettura 20/04/2011 -

La Delegazione Pontificia ricorda che presso il Museo-Antico Tesoro (Palazzo Apostolico) di Loreto sta riscuotendo un notevole successo la mostra “Pomarancio a Loreto. Esposizione straordinaria dei disegni per la cupola della Basilica” (visitabile fino al 19 giugno 2011).



L’esposizione, voluta in occasione dell’avvio della campagna di sensibilizzazione per il restauro della Sala del Tesoro della Basilica della Santa Casa a Loreto, la cosiddetta “Cappella Sistina delle Marche”, affrescata da Cristoforo Roncalli, detto Pomarancio. Organizzata dalla scrivente Delegazione e dal Centro Studi Lauretani, la mostra racconta ed illustra l’intera opera compiuta da Pomarancio a Loreto. Oltre agli affreschi della Sala del Tesoro, di sua mano si conservano infatti a Loreto anche cinque strappi dalla cupola da lui affrescata tra il 1610 e il 1615, due dipinti rappresentanti San Carlo Borromeo genuflesso e il Card. Antonio Maria Gallo e infine una preziosa raccolta di disegni per i cartoni della cupola. La mostra è arricchita dall’esposizione dell’appena restaurato modellino di mano di Cesare Maccari per la decorazione della cupola nella Basilica di Loreto (1890 - 1908), considerata il suo capolavoro. La mostra, affidata alla cura di Vito Punzi, vede il progetto d’allestimento opera dell’arch. Silvano Principi e i testi redatti da Maria Cristina Solari. L’esposizione gode dalla sponsorizzazione della ditta di articoli religiosi “Claudio Cippolletti”, di Loreto e delle Opere Laiche Lauretane e Pia Casa Hermes. La mostra è visitabile secondo gli orari del Museo-Antico Tesoro: per informazioni 071.97.47.198.

Cristoforo Roncalli detto “Pomarancio” (1553 circa-1626) nasce a Pomarance in Toscana e dal paese d’origine trae il soprannome di Pomarancio. Dopo la sua formazione a Firenze, si trasferisce a Siena e poi a Roma. Maestro nella difficile arte di decorare cupole, fino ad allora lasciate bianche in quanto spazio astratto, Pomarancio realizza a Loreto dal 1605 al 1615 due dei maggiori cicli pittorici a fresco dopo il Concilio di Trento: la decorazione della grande Sala del Tesoro del Santuario, detta anche Sagrestia Nuova, eseguita tra il 1604 e il 1610 e i dipinti della cupola, realizzati tra il 1610 e il 1615. Pur essendo andata persa gran parte dell’opera, non è difficile ricostruire la struttura originale della cupola dipinta dal Pomarancio, della quale rimangono una buona descrizione in una perizia commissionata nel 1615, a lavori appena ultimati, ed uno scorcio in alcune stampe del Ferri dell’interno della Basilica. Stando alla descrizione dei periti, già nel lanternino, nella cui volta era uno splendore con molte teste di angeli molto maggiore del naturale, risulta quella ricchezza di materiali, azzurro oltremarino e oro, profuso quest’ultimo in quantità tale da giustificare l’enorme cifra spesa dalla Santa Casa per l’intera opera. La cupola, sovrastata da una cornice d’oro ove nel fregio campeggiava scritto in lettere d’azzurro oltremarino un motto di San Bernardo in laude della Madonna, era decorata da un motivo architettonico a lacunari con rosoni ugualmente dipinti in oro, sulla quale trascorreva una gloria d’infinitissimi angeli musicanti che in un grandissimo splendore facevano corona alla scena principale, raffigurante l’Incoronazione della Vergine con dodici stelle d’oro.

Alla base della cupola era una finta balaustra, pure dipinta in oro, sulla quale, eretti su piedistalli in corrispondenza del centro di ciascun lato del tamburo erano raffigurati otto Dottori della Chiesa – quattro greci e quattro latini – interamente dipinti in oro. Alternati a questi e sostenuti da coppie di angeli, erano altrettanti scudi in oro recanti, quattro le arme di Paolo V, due quelle del Cardinal Gallo e due quelle del cardinal Borghese. Sotto, nel tamburo, oltre la cornice rifinita in stucco arricchita et ornata assai con oro, nel fregio della quale in campo azzurro è un ricco fogliame d’oro con figure e altre imprese, si aprivano allora otto finestroni rettangolari, le cui cornici erano ugualmente dipinte in oro con imprese di Paolo V e del cardinal Protettore; ciascun finestrone era affiancato da una coppia di figure femminili entro cortine damascate, raffiguranti in tutto sedici virtù della Madonna , e sovrastato da un’arme fatta né tempi passati di sommi pontefici che erano a quei tempi. Sotto, un’ultima cornice recante entro un fregio in campo d’oro un’iscrizione in azzurro oltremarino dedicata ancora al pontefice ed al cardinal Gallo. Più in basso, sopra l’imposta degli archi a tutto sesto dell’area ottagonale centrale, quattro dei quali ribassati a seguito dell’intervento di Antonio da Sangallo, Roncalli aveva dipinto alternativamente, sopra gli archi minori entro grandi riquadri, i quattro Santi Evangelisti, sotto i quali, nei triangoli risparmiati tra le cornici dei riquadri e la curva degli archi, erano grandi teste dorate di cherubini; sopra gli archi maggiori che sono di sotto ornati di stucchi e dorati riccamente erano infine coppie di angeli d’oro recanti palme e corone.

L’intero complesso Santa Casa – spazio centrale – cupola, il cui significato è reso completo dal ciclo pittorico del Pomarancio, divulga efficacemente i temi della fede. Salendo con lo sguardo dalla Santa Casa, luogo ove l’Angelo annunciò alla piena di Grazia la nascita del Salvatore e che custodì l’umanità del figlio di Dio, si incontrano le figure degli Evangelisti, i testimoni terreni che tramandarono i fatti; nel tamburo, le virtù di Maria sono l’esempio che sostiene nella strada verso la salvezza; infine la cupola, simbolo dell’uomo che ascende al divino, ospita alla base i Dottori della Chiesa dell’Oriente e dell’Occidente sovrastati da una gloria di angeli in festa per l’incoronazione della Madonna, umile ancella ascesa al Cielo.


   

dalla Delegazione Pontificia di Loreto




Questo è un comunicato stampa pubblicato il 20-04-2011 alle 17:06 sul giornale del 21 aprile 2011 - 875 letture

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