utenti online

Pesaresi (Apindustria): 'L'azienda va a gonfie vele ma dovrà chiudere'

4' di lettura 23/05/2010 -

L'azienda solidissima, con fatturato potenzialmente in crescita del 15%, con molte commesse in portafoglio, che nell'ultimo periodo ha assunto invece di licenziare, che ha creato nuovi marchi di proprietà, con imprenditori soci che investono capitali personali in azienda. Perché  se le cose non cambieranno dovrà  chiudere? Semplicemente perché  le banche non finanziano più  i suoi clienti!



L'azienda va a gonfie vele ma dovrà chiudere!

Questo è ciò che paradossalmente potrebbe succedere ad una delle più vitali e virtuose aziende associate di Apindustria Ancona e Macerata.

L'azienda solidissima, con fatturato potenzialmente in crescita del 15%, con molte commesse in portafoglio, che nell'ultimo periodo ha assunto invece di licenziare, che ha creato nuovi marchi di proprietà, con imprenditori soci che investono capitali personali in azienda, insomma con tutte le carte in regola per affrontare i nuovi mercati da leader, un'azienda che ha cavalcato la crisi e non l'ha subita.

Perché se le cose non cambieranno dovrà chiudere?

Semplicemente perché le banche non finanziano più i suoi clienti!

Essendo questa azienda venditrice di beni strumentali in parecchi casi dedicati ad aziende start up, "neo costituite", beni che devono necessariamente essere venduti mediante finanziamento a causa del loro elevato valore, da mesi non vengono più finanziati da nessuna banca.

Se i clienti di questa azienda fossero insolventi o non garantiti le banche avrebbero ragione!

La notizia sta nel fatto che questi clienti sono tutti proprietari di immobili, persone dalla moralità ineccepibile, correntisti da anni delle rispettive banche, di decennale esperienza nel settore in cui vorrebbero andare ad investire, persone disposte a mettere in garanzia tutto ciò che hanno, case comprese e come se non bastasse si aggiungono le garanzie del fornitore e del confidi di primo e secondo livello.

La risposta nelle ultime settimane nonostante tutte le garanzie è stata di 10 pratiche declinate su 10 pratiche presentate per aziende diverse di aree geografice diverse a banche diverse, con confidi diversi e promotori finanziari diversi.

E' ovvio che non si tratta più di un caso!

E' altrettanto ovvio che il sistema bancario ha fatto cartello e ha deciso di rischiare €. 0.00 su ogni singola operazione soprattutto se si tratta di start up, anche se a differenza delle normali aziende le banche godono di molteplici vantaggi offerti dal Governo sotto forma di garanzie ed incentivi per sostenere la piccola e micro impresa.

Inoltre le banche hanno moltiplicato i propri guadagni su ogni singola operazione, basta vedere il costo reale di un mutuo "quando questo ha la fortuna di essere errogato!" Andando ad analizzare i costi occulti, su una richiesta di €. 240.000.00 con mutuo ipotecario ci sono stati casi in cui l'imprenditore ha potuto usufruire di soli €. 140.000.00 pur avendo ipotecato la propria casa pagando fino al 6% di interessi quando l'Euribor non è mai stato storicamente così basso.

E' possibile che con questi margini di guadagno una banca non debba assumersi la responsabilità di rischiare per aiutare giovani imprenditori a creare proprie imprese e aiutare l'economia a rimettersi in moto?

APINDUSTRIA nella persona del Presidente Andrea Pesaresi "imprenditore" chiede alle altre associazioni di categoria, dove stiano in questa fase!

Perché non fanno sentire la loro voce prendendo posizione sul problema credito?

Perché pur disponendo di grandi spazi sulla stampa e rappresentando un numero di imprese maggiore di Apindustria non parlano di questi veri problemi?

E' giunto il momento in cui tutte insieme le associazioni della piccola impresa che abbiano realmente a cuore i propri associati si uniscano e chiedano ad alta vove alle banche:

  • Quale sia il reale criterio di valutazione affinchè una pratica di finanziamento venga deliberata con esito positivo?
  • Perché neppure gli immobili in molti casi non bastano più a finanziare nuove imprese?
  • Perché se una pratica è ben sostenuta nella maggior parte dei casi viene totalmente stravolta per ottenere un esito positivo?
  • Perché le banche non sostengono più gli aspiranti imprenditori che hanno voglia di avviare una propria impresa con le adeguate garanzie, rallentando il difficile processo di ripresa economica?
  • Perché per ottenere un parere preventivo per non parlare di una delibera ci vogliono mesi?
  • Perché oramai quasi tutte le operazioni devono essere sostenute dai confidi, anche quelle che non ne avrebbero bisogno, i quali per l'imprenditore hanno un costo enorme?

Il rapporto banca impresa deve essere ridiscusso con la mediazione delle istituzioni regionali e nazionali, con una supervisione degli organi di controllo perché non possono essere declinate quasi il 100% delle pratiche di finanziamento per aziende start up, con motivazioni assurde!

In questo modo si blocca la ripresa dell'economia, non si favorisce l'occupazione, al contrario se ne crea di nuova, perché anche aziende sane come quella con cui abbiamo aperto l'intervento rischiano di gettare la spugna.

Apindustria Ancona Macerata

Presidente

Andrea Pesaresi


   

da Andrea Pesaresi
Apindustria Confapi
Consigliere Comunale Liste Civiche 





Questo è un comunicato stampa pubblicato il 23-05-2010 alle 13:53 sul giornale del 24 maggio 2010 - 707 letture

In questo articolo si parla di economia, osimo





logoEV
logoEV