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Francesco Colonnelli all’ascolto sottoterraneo di Gino De Dominicis e del suo Universo

3' di lettura 27/04/2009 - Osimo, come Napoli o Parigi, nasconde sotto la facciata a vista una dimensione interiore, oscura e nascosta, ma, nondimeno, vitale. Le sue viscere sono cunicoli scavati nella pietra arenaria, realizzati in epoche diverse e per usi diversi. Si tratta di un corpo tutt\'altro che morto e defunto, pur essendo stato anche un  luogo di sepoltura.

Osimo, come Napoli o Parigi, nasconde sotto la facciata a vista una dimensione interiore, oscura e nascosta, ma, nondimeno, vitale. Le sue viscere sono cunicoli scavati nella pietra arenaria, realizzati in epoche diverse e per usi diversi. Si tratta di un corpo tutt\'altro che morto e defunto, pur essendo stato anche un luogo di sepoltura. Nei suoi meandri lo spazio si nega ad uno sguardo contemplativo, si apre e si chiude immediatamente dopo il passaggio di chi lo percorre, affogando, ad ogni girar di galleria o di nicchia, la luce e il suono nel buio poroso della pietra.


A questo corpo sepolto vivo, reso ora meno oscuro dalle luci dell\'itinerario predisposto per i visitatori, Francesco Colonnelli ha donato due grandi orecchie come si trattasse di un trapianto d\'organo, disponendole alle estremità di un cunicolo lungo e rettilineo. Percorrendolo e osservandone i meandri che si aprono e si chiudono lungo le pareti, il visitatore è portato ad associare lo spazio in cui si trova con le forme articolate dei padiglioni auricolari che voltano e girano fino ad un ingresso, oltre il quale l\'aria e la sua pressione si trasformano in suono. Anche il visitatore si mette all\'ascolto, quelle che vede bianche e gigantesche diventano le proprie orecchie, quello che sfiora al tatto muovendosi diventa una parte di se stesso e così prende corpo nelle viscere della città e della sua storia, delle storie che quelle pietre porose hanno assorbito e restituito con segni incisi e forme modellate.


Tra le due orecchie un apparecchio riproduce immagini e suoni di un video, creato anch\'esso da Colonnelli, e dedicato all\'allestimento al Lazzaretto di Ancona dell\'opera di Gino De Dominicis Calamita cosmica. Le immagini, proiettate sulla superficie scabra dell\'arenaria, prendono la consistenza della pietra e sembrano da essa stessa generate, come le figure e i segni che vi sono stati scolpiti da tanti anonimi autori. Così prende corpo in quell\'oscurità anche lo scheletro gigantesco dell\'opera di De Dominicis, che intercetta una forma di energia e di dismisura temporale cosmica, apparizione della perennità da un oltremondo imperscrutabile. I movimenti filmati delle sue ossa animate dall\'aria e le trasformazioni delle luci indotte dalla registrazione del ciclo giorno-notte, fanno vivere e vibrare di un soffio vitale l\'emblema stesso della morte e dell\'acces so all\'eternità, con un controsenso grottesco, che è anche il titolo della videoinstallazione di Francesco Colonnelli, che è stata allestita dal 3 al 16 aprile alle Grotte del Cantinone.


Francesco Maria Orsolini








Questo è un comunicato stampa pubblicato il 27-04-2009 alle 10:23 sul giornale del 27 aprile 2009 - 2038 letture

In questo articolo si parla di cultura, Francesco Colonnelli





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