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Pasquinelli (PRC): Ospedale, scelta della Regione non condivisibile

5' di lettura 30/11/-0001 -
La scelta della Regione Marche di declassificare l’Ospedale di Rete di San Sabino a nuova sede INRCA è grave, non condivisibile e lesiva del diritto alla salute dei cittadini.

da Fabio Pasquinelli
Rifondazione Comunista


La scelta della Regione Marche di declassificare l’Ospedale di Rete di San Sabino a nuova sede INRCA è grave e non condivisibile, in quanto rappresenta un duro colpo inferto ai comuni interessati e, soprattutto, ai cittadini che vivono a sud di Ancona. Questa decisione, del tutto arbitraria ed insostenibile con ragioni di bilancio, è lesiva del diritto alla salute dei cittadini, diritto il cui godimento effettivo passa anche attraverso la realizzazioni delle infrastrutture necessarie e la gestione delle stesse secondo i criteri di efficienza, gratuità e pubblicità.

Sebbene riconosca in generale l’ottimo livello del servizio sanitario regionale ed il buon lavoro svolto in merito dalla giunta, non posso non prendere atto, in questo caso e non solo in questo, della separatezza delle politiche del governo regionale dai bisogni della cittadinanza, della scarsa considerazione che l’amministrazione nutre nei riguardi del territorio della Valle del Musone ed, infine, delle difficoltà a rispettare gli impegni presi nei programmi elettorali e negli atti di indirizzo.

A dimostrazione di ciò è sufficiente citare l’atto di indirizzo in merito alla riqualificazione della rete ospedaliera nel Piano Sanitario regionale 2003-2006: “ […] E’ negli ospedali di rete che vanno concentrate tutte le attività in urgenza, quelle chirurgiche complesse e, più in generale, quelle di tipo semi-intensivo ed intensivo. […] Gli investimenti nelle strutture saranno prioritariamente orientati alle situazioni che necessitano di un adeguamento del parco tecnologico e/o del consolidamento delle attività di eccellenza attualmente presenti. Tale potenziamento permetterà la costruzione di una vera rete integrata delle attività specialistiche, basata sul modello dei dipartimenti gestionali da costruire in ciascun Ospedale di rete e sull’integrazione funzionale degli stessi in scala sovrazonale.

Alla luce della indispensabile organizzazione della risposta sanitaria il più possibile autonoma e completa in ciascuna zona territoriale della regione viene consentito agli ospedali di rete, alle aziende ospedaliere e all’INRCA, previo accordo a livello regionale, la certificazione della diagnosi relative alle malattie rare di cui al Decreto del Ministero della Salute 279/2201.

Fino alla realizzazione del nuovo ospedale di rete di Osimo, restano invariate le funzioni ospedaliere presenti alla data di approvazione del presente piano degli ospedali Recanati e Loreto.”


Inoltre un anno fa il dott. Aprile affermava che “non c’è ancora una data per la riapertura del cantiere del nuovo ospedale” ma garantiva che l’evento sarebbe stato imminente perché la procedura amministrativa era ormai conclusa e che “la prossima settimana o al massimo tra due dovremo incontraci con i partner (il consorzio Osimo Salute che ha vinto il projetc financing; ndr) per verificare gli ultimi dettagli”.

Per questa ragione chiedo al mio partito, il Partito della Rifondazione Comunista, a tutti i livelli politici ed istituzionali, ed ai partiti dell’Unione per Osimo, di esercitare tutte le pressioni politiche necessarie a far rivedere al governo regionale l’infausta decisione, che rischia di privare la zona a sud di Ancona del suo Ospedale di Rete, e di costringerlo a rispettare gli impegni presi con i cittadini.

Invito tutte le amministrazioni coinvolte ad assumere una posizione comune che razionalmente e sostanzialmente raggiunga l’obbiettivo concreto di reperire i fondi necessari alla costruzione dell’opera e non scada nella sterile polemica politica, al tempo stesso causa ed effetto di un pesante isolamento istituzionale del Comune di Osimo. Auspico che i partiti di opposizione di Osimo (sia di centrodestra, sia di centrosinistra), collaborino con l’Amministrazione Comunale per il bene della città tutta e, in questa situazione, mettano da parte le legittime divergenze politiche.

Esprimo la mia solidarietà a tutti i cittadini dei comuni interessati, quindi anche a me stesso, ed in particolare a coloro che sono malati – i quali per primi soffrono eventuali carenze nel servizio sanitario -; inoltre credo che, prima di tutto come cittadini, non assisteremo inermi ad un eventuale scippo dell’Ospedale di Rete - opera che attendiamo invano da troppi anni ed alla cui mancata realizzazione non ci siamo mai rassegnati -, né rinunceremo mai a far sentire la nostra voce in merito alle scelte che riguardano direttamente la nostra vita e la nostra salute.

La compatibilità finanziaria va ricercata nel taglio dei costi amministrativi interni alla politica di palazzo, non nelle realizzazioni che incidono direttamente sui diritti fondamentali dei cittadini e sul progresso delle comunità locali (in materia di sanità, istruzione, servizi sociali e pensioni).

Infine esprimo preoccupazione per le dichiarazioni troppo irrazionali e provocatorie del Sindaco di Osimo. Manifestamente contraddittorio è invitare le associazioni di beneficenza a non fare più donazioni alla sanità pubblica - che, anche secondo me, dovrebbe essere autosufficiente e non aver bisogno dell’opera di privati cittadini, i quali già pagano le tasse -, ed al tempo stesso sostenere l’ingresso di imprenditori privati nel servizio sanitario.

Mettere in discussione il carattere pubblico ed universale di tale servizio è una provocazione inaccettabile, paventare l’ingresso della speculazione capitalistica nella tutela dei diritti fondamentali di cittadinanza rappresenta la più miope delle degenerazioni neoliberiste e l’anticamera di politiche scellerate, che contribuirebbero a rafforzare l’odiosa separazione tra cittadini di serie A e cittadini di serie B. Al sindaco dico di lottare insieme per l’ospedale e far assumere alla Regione Marche le proprie responsabilità di governo del territorio, ma al tempo stesso lo invito ad assumersi le sue, prima di tutto in merito all’impianto di betonaggio, la cui costruzione va fermata per tutelare sempre e comunque la salute dei cittadini, anche e soprattutto preventivamente.

   

EV




Questo è un articolo pubblicato il 30-11--0001 alle 00:00 sul giornale del 19 giugno 2007 - 1279 letture

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