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Centro Nazionale di Studi Leopardiani: 70 anni di storia

4' di lettura 30/11/-0001 -
L’annuncio è stato dato da Fabio Corvatta, sindaco di Recanati: nel prossimo autunno saranno commemorati i settanta anni del Centro Nazionale di Studi Leopardiani.

da CNSL
Centro Nazionale di Studi Leopardiani


L’annuncio dato da Fabio Corvatta, sindaco di Recanati, che nel prossimo autunno saranno commemorati i settanta anni del Centro Nazionale di Studi Leopardiani ci ha fatto riprendere in mano un succoso libretto edito nel 1994 dalla biemmegraf e firmato F.J., pseudonimo di Franco Foschi, in cui se ne ripercorre la storia dall’inizio della sua istituzione.

Era il 1937, in prossimità dell’ultima fase dell’era fascista, e si organizzavano i festeggiamenti per il centenario della morte del Poeta. Il vescovo di Osimo, Monalduzio Leopardi, e il fratello conte Ettore, insieme con il podestà Emiliano Piccinini, si fecero promotori e portavoce di una iniziativa caldeggiata da molti illustri cittadini recanatesi, la creazione di un Centro di studi leopardiani a Recanati.

La proposta, sostenuta con favore dall’Accademia d’Italia, che riuniva allora i massimi esponenti della cultura integrata nel fascismo, fu fatta propria dal governo che, prima con un decreto, poi con una legge, la 2255 del 20 dicembre 1937, la accolse e la finanziò. In pochi anni si svilupparono tutte le iniziative.

Fu nominato prima commissario, poi direttore Manfredi Porena che tenne la prima seduta del comitato direttivo, di cui oltre Porena facevano parte cinque recanatesi, p. Clemente Benedettucci, Luigi Federici, Ettore Leopardi e Nazzareno Ripari, in una sala della biblioteca di Casa Leopardi. La sede fu trasferita poi nel palazzo Venieri in attesa della costruzione dell’apposito edificio per il quale il governo scelse il progetto dell’architetto romano De Angelis D’Ossat.

Altre personalità si succedettero sia alla direzione, sia nel comitato. Quando Porena si dimise e divenne direttore Ettore Leopardi, nominato nel frattempo senatore del Regno, fu consultato per la sua competenza Biagio Biagetti, direttore dei Musei vaticani. Si deve a lui la prima idea di un Museo leopardiano di cui tracciò con precisione il progetto e le caratteristiche cosicché quando nel 1994 il direttore Franco Foschi lo realizzò gli fu agevole seguirne il disegno.

A Romeo Vuoli, recanatese di nascita e professore all’Università di Milano, fu affidato per la pubblicazione il manoscritto degli Annali di Monaldo Leopardi, un compito che durò anni e impegnò molto il curatore. Furono pubblicati nel 1945 e il Corriere d’Informazione di Milano li presentò in prima pagina con un bell’articolo di Alfredo Galletti.

Il completamento dell’edificio, finanziato dal governo ma rallentato dalle sporadiche presenze dell’architetto D’Ossat, tre in tutto, attraversò il periodo della guerra e si interruppe all’arrivo dell’esercito alleato che lo requisì per alloggiarvi un corpo di soldatesse polacche cartografe. Intanto era stato creato un parco sulle pendici del colle e si ragionava se abbattere o no le vecchie casette di fianco all’edificio. Posto direttamente il quesito a Mussolini dal direttore Leopardi, la risposta fu lapidaria:”Conservate intatte le casette quali sono. Verrò io a decidere sul posto”.

In realtà Mussolini non fu mai a Recanati, Non c’era stato neanche nel 1937, in occasione del centenario della morte, benché si credé che avesse accettato il pressante invito, tanto che all’inizio della Piazza Leopardi era stato costruito in suo onore un arco di trionfo, copia rimpicciolita di quello di Tito, un effimero architettonico subito dopo distrutto.

Le foto d’epoca lo mostrano mentre lo attraversa il ministro dell’Educazione nazionale Giuseppe Bottai circondato dalle camicie nere e dai fez Dal resoconto accurato di Foschi, tratto dai verbali, risulta che gran parte delle iniziative svoltesi nella seconda parte del secolo erano state proposte e in parte sperimentate. I convegni, i cicli di conferenze tenute dai critici e dai professori più prestigiosi, anche stranieri, i premi letterari, la realizzazione di filmati.

A questo proposito non piacque al primo comitato, che aveva autonomamente presentato un progetto di documentario per le scuole, quello girato dall’Istituto Luce dal titolo “Sulle orme di Giacomo Leopardi”, perché c’erano “ scene rustiche e deformi relative alla Recanati leopardiana”. Se ne chiese perciò il ritiro dalle sale cinematografiche. Il ministro Bottai decise “di soprassedere alla divulgazione del film nelle scuole”.

Quando Ettore Leopardi morì, nel maggio del 1945, Biagio Biagetti fu nominato commissario straordinario e guidò il passaggio alla nuova direzione e al nuovo comitato. Da lui a Romeo Vuoli, a Umberto Bosco, a Franco Foschi siamo arrivati ai nostri giorni, ma su quei primi anni di vita del Centro, come su tutti gli anni della crescita e della formazione, c’è ancora tanto da raccontare.





Questo è un articolo pubblicato il 30-11--0001 alle 00:00 sul giornale del 24 aprile 2007 - 1327 letture

In questo articolo si parla di recanati, cerimonie, cnsl





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