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'Il Gioco dell'Oste': un'antica tradizione che si rinnova a Polverigi

4' di lettura 30/11/-0001 -
Il 'Gioco dell'Oste' è un antichissimo passatempo campagnolo, peculiare della zona di Agugliano-Polverigi, le cui origini risalgono fino al XVI secolo se non prima. Si tratta di un gioco di bocce 'sui generis' che veniva praticato il Mercoledì delle Ceneri, e accompagnato da grandi abbuffate e buon vino.

da Simone Poeta


Prosegue nella zona di Polverigi l’antica usanza del “Gioco dell’Oste”, passatempo campagnolo che si svolge ad inizio Quaresima.

Tipico dell’ambiente rurale, il Gioco dell’Oste, antico gioco con le bocce, ha origini oscure. Dato il suo carattere irriverente e “anticlericale” (le abbondanti bevute, e il giorno in cui si giocava, Mercoledì delle Ceneri, che per la Chiesa è invece giorno da vivere con penitenza, umiltà e riflessione), può essere fatto risalire al periodo della Controriforma (XVI secolo), forse come reazione del ceto popolare al rinvigorito obbligo cattolico di porre perentoriamente fine ai festeggiamenti e agli stravizi del Carnevale con l’inizio della Quaresima, ma non è da escludere che l’origine del Gioco dell’Oste sia ancora più remota.

Una singolare peculiarità di questa tradizione è il suo ristrettissimo ambito geografico: il gioco non è attualmente noto se non all’interno del territorio di Polverigi e, in parte, di Agugliano: ciò induce a ipotizzarne il carattere spiccatamente locale o una scomparsa già definitivamente avvenuta nelle zone circostanti.

Nelle campagne e nelle vie di Polverigi il Gioco dell’Oste è attualmente ancora vivo, grazie alla passione di gruppi di anziani e di giovani che continuano, anno dopo anno, a praticarlo nel giorno canonico o in uno dei giorni immediatamente successivi.

Tra questi i componenti della banda Musicale, che si riuniscono il primo sabato di Quaresima (quest’anno, il 4 marzo) presso la casa e la cantina del sassofonista Marino Meloni, in piena campagna, per rivivere in allegria e spensieratezza, per una volta senza strumenti, la bella tradizione.

Ecco come si svolgeva una volta il gioco dell’Oste: si gioca nelle contrade del paese e delle campagne dalla mattina del Mercoledì delle Ceneri fino al tramonto; i partecipanti devono portare con sé una boccia ed un rametto di legno. Prima di iniziare si nomina il “capo segnatore”, si fa la conta per stabilire chi deve “accostare” alla prima giocata e si stabilisce anche dove si va a cena per mangiare spaghetti e stoccafisso.

Il vincitore della conta tira il pallino dove vuole e “accosta” con la sua boccia “chiamando” chi deve tirare per secondo, il secondo giocatore avvicina e chiama il terzo e così via fino all’ultimo che invece deve chiamare “l’Oste” (il giocatore che non c’è), gridando: “Venga l’Oste!”.

Dopo ogni giocata si ricomincia da capo (il pallino e il primo tiro sono del giocatore che nella precedente giocata ha “accostato” di più la sua boccia al pallino), continuando così fino alla casa rurale più vicina, dove l’Oste si materializza nella vergara che offre alla squadra di giocatori uno spuntino a base di vino, castagnole, pane, olive, alici e, se c’è, “saraghina a scottadeti”; quindi si parte ancora per contrade e campi fino ad un’altra casa dove l’accoglienza si ripete.

Tiro dopo tiro e casa dopo casa, il gioco terminava la sera all’imbrunire per fare una mangiata di spaghetti e stoccafisso annaffiata da buon vino. Le penalità, per ogni giocata, vanno: a chi accosta più lontano, a chi non chiama, a chi chiama un giocatore che ha già tirato, a chi chiama l’Oste e non è l’ultimo a tirare, a chi non si ricorda di chiamare l’Oste.

Il “capo segnatore” segna la penalità incidendo una tacca sul rametto del giocatore. Le spese della cena vengono divise così: metà in parti uguali e metà in proporzione alle penalità. È evidente che la brigata si scioglie a tarda sera con una sbronza generale.

Con qualche variante, è questo il gioco che praticano ancora oggi i bandisti di Polverigi, così come altri gruppi di paesani nel giorno delle Ceneri. Per l’Oste “bandistico”, le bevute sono quella iniziale e quella finale a casa di Marino, dove c’è anche una merenda di sapore ancora carnevalesco a base di frittelle, zeppole e ciambelle, mentre la stoccafissata si fa la domenica successiva sempre a cura della banda.


Nelle foto: momenti delle giocate; foto di gruppo dei partecipanti












Questo è un articolo pubblicato il 30-11--0001 alle 00:00 sul giornale del 09 marzo 2006 - 4264 letture

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